Dignità autonome di prostituzione – La mia recensione personale

Ieri sera ho assistito allo spettacolo indicato nel titolo. E’ nato dalla regia di Luciano Melchionna ben otto anni fa. E dura, in Italia. La stessa Italia così maltrattata all’inizio dello show, quella che ci rende tutte puttane perché non sa difendere il teatro e l’arte. Non la promuove. Se l’Italia aggiungesse alle sue bellezze culturali quell’amore per il palco che ha l’Inghilterra, chissà…si potrebbe ripartire. Scusate, sto divagando. Lo spettacolo dura tantissimo tempo (forse l’unico difetto, troppa introduzione, troppo finale, anche se ammetto, lungo ma traboccante di talenti). Il motore sono soldi finti, dati alla cassa al pagamento del biglietto. Con questo, a gruppi, si deciderà chi è la “puttana” o il “puttano” con cui contrattare la propria performance. Ogni performance privata racchiude un testo di Melchionna. Gli argomenti sono vari, perlopiù toccanti. Recitazione breve e intensa, delle vere sveltine di teatro ben fatto. Gli attori non sono solo attori. Violinisti, cantanti. Tutti belli ed estremamente carichi di voglia esprimersi. Arrapati di arte. Ho assistito a 4 performance, due uomini e due donne. Secche, commoventi. Alcune location non hanno aiutato il sonoro e le ho goduto poche. Ma è innegabile che l’idea sia geniale e che il talento degli attori sia INNEGABILE. Magari andateci un venerdì, o un sabato. Ma credetemi. Vale la pena. Bello, intenso e toccante e roboante. Io devo ringraziare molto Antonella Elia (che ha partecipato nella parte finale con una sua performance canora e dal vivo). Una bimba meravigliosa che ad un complimento (sentito) di qualcuno (me nello specifico) si è sciolta in un abbraccio, come se le avessi offerto della cioccolata. “Un’anima pura e che profuma di bucato appena lavato…e i cattivi lo sanno.” Nel finale mi ha cercato. Ha ballato con me ed è stata teneramente disarmante. Davvero una grande esperienza. Grazie al mio amico Luigi che mi ha trascinato insistendo per secoli. Ne è valsa davvero la pena.

Niccolò Ammaniti – Come Dio comanda

Niccolò Ammaniti - Come Dio Comanda
Niccolò Ammaniti - Come Dio Comanda

Se dovessi paragonare Niccolò Ammaniti ad uno scrittore direi che somiglia molto a Caravaggio; perchè di nero nei suoi romanzi (così come nei quadri del pittore) ce n’è molto e anche l’elemento popolare non manca. Dalle prime pagine si respira un libro fatto di sentimenti negativi (pena nei confronti della situazione indigente dei protagonisti, un rapporto padreà-figlio violento, ma sincero, e una violenza che si respira nella maggior parte dei romanzi di Ammaniti [Ti prendo e ti porto via, Branchie, Io non ho paura e la raccolta di racconti Fango]. La tecnica scrittoria mi sconvolge ogni volta in modo nuovo le pagine scorrono via facilmente e riesci difficilmente a staccarti dalle situazioni descritte. Ma i sentimenti negativi prevalgono o no? Ho visto oscurità in questo libro ma anche molta luce; a volte ho quasi l’impressione che il binomio sincerità-violenza sia preferibile ad un altro perbenismo-buonismo che in questo romanzo si contrappongono molto. Grande stile e grande libro da leggere, consigliato.

Queste oscure materie – Philip Pullman

Ecco il titolo originale della Trilogia che si apre con “La Bussola D’oro”. Il primo, appunto da il titolo anche all’omonimo film, il secondo “La lama sottile”, il terzo “Il cannocchiale d’ambra”. Che dire se non una trilogia scritta in modo assolutamente preciso.

Ognuno di essi è incentrato su uno specifico personaggio e sulle loro avvventure, il primo appunto si snocciola attorno alla potente Lyra Belacqua e al suo Daimon (animale anima) Pantalaimon dalla cangiante forma a causa dell’età acerba di Lyra.  Lei è la portatrice dell’aletiometro un magico strumento che le permette di conoscere la risposta vera ad ogni domanda posta. Le vicende ve le lascio, in fondo non sono nemmeno ne più di quelle che abbiamo visto nel film, anche se ho scoperto alcuni elementi del film non collimano perfettamente, ma vi invito a leggerlo.

“La lama sottile” invece introduce il portatore della Lama, Will un ragazzino che appartiene al nostro mondo e che non ha Daimon. Un destino complicato il suo, segnato da molti tragici eventi, che gli permettono in qualche modo di crescere e di scoprirsi coraggioso, uomo, adulto…

“Il cannocchiale d’ambra” introduce invece il terzo portatore una dottoressa specializzata nella materia oscura, Mary Malone, che avrà un ruolo di supporto a ciò che i due passano per raggiungere il fine ultimo del libro.

L’intera saga è meravigliosamente interessante mischia sacro e profano, scienza e fede, ragione e cuore. Viene considerato un libro per bambini, ma io lo trovo esattamente all’opposto. Asprissima la critica alla chiesa, artefice di ignoranza e di bruttura, unico vero impedimento di uno sviluppo sereno e pacifico degli uomini. Organi come l’intendenza per l’oblazione e concetti come la polvere si intrecciano e combattono continuamente in un crescendo continuo. E’ stata una lettura lunga perchè sono circa 1100 pagine per tre libri e mi sono reso conto solo dopo che avrei dovuto leggerlo uno alla volta comprando i volumi separati.

Ma il giudizio è decisamente positivo, non solo per la storia, ma per l’apparato accuratissimo che c’è al di sotto; ho trovato splendide le citazioni a grandi letterati inglesi come Marvell, o Milton. Moltissime infatti le citazioni al “Paradise Lost”.

The starry sky

Down on the grass,
my eyes open wide,
looking at the starry sky,
loosing my essence in far memories,
a cloud of past actions
moves fast like a veil on my mind.

The scenes go on and on,
without a moment of stop;
even if the sky is completely covered of a carpet of star,
My distance is deeper and deeper
From cruel reality,
trying to select only the best memories of my life.

Nothing concerning injuries or pain
Only love, friendship, family, nothing insane.

For a few seconds my eyes come back to the conscious life,
to see a rain of diamonds; the stars are falling down ‘cause
they don’t want to make myself happy, changing them in this silent
shiny fall of light all over me.

I want to stay like this forever.

Libero

Steso sulla barella di un ospedale, sotto i miei occhi, nonostante la mia assenza continua, totale, quasi un sonno di morte ho una percezione lievissima del neon delle lampade dell’ospedale in cui sono in degenza. Ogni tanto sento solo una bomba nelle orecchie, un fragore infinito che mi rimbomba nell’animo: “libero!”

Un dolore appena accennato si percepisce nella zona del costato e ancora il grido, stavolta meno lontano, meno sussurrato: “libero!”

Un turbinio di colori e sensazioni, il mio corpo non è che vortice di colori, di senzazioni di vitaed è così strettamente legato a quel piccolo dolore che mi tiene al di qua; l’urlo si avvicina è ancora più scandito: “libero!”.

Il dolore al costato è qualcosa in più  passa a quello di un ustione, che dolorosa è, ma generosa allo stesso tempo, perchè alla vita ti sta riportando; “Libero!”

Apro gli occhi da un torpore strano e risento la vita in me, vedo i segni rossi del defibrillatore e e capisco, sono libero, sono tornato sono di nuovo qui, le mie funzioni si rifaseranno e tutto sarà più bello, migliore, rispetto a quella sensazione di gabbia che si ha durante una lunga malattia.

Ed eccomi qua, vivo e libero! Io, che con i denti creerò una nuova strada, pieno di coraggio e di speranza!